LE MAGNIFICHE ILLUSIONI DEL CONVENTO DI TRINITA' DEI MONTI

 Nel convento di Trinità dei Monti – accanto alla chiesa omonima affacciata sulla scalinata settecentesca di piazza di Spagna – lavorarono vari artisti, fra i quali Charles-Louis Clérisseau (1721-1820), che decorò la cella di padre Le Sueur, uno dei monaci eruditi ospiti del convento. Nella stanza del frate, Clérisseau dipinse un Pantheon fatiscente, oggetto di meditazione sulla fugacità della “gloria mundi”.

Costruito a partire alla fine del XV secolo su richiesta del re Carlo VIII, figlio di Luigi XI, per san Francesco di Paola, il convento è uno scrigno di magnifiche opere d’arte caratterizzate da illusioni ottiche e giochi prospettici.

Andrea Pozzo affrescò il refettorio con le “Nozze di Cana”, teatrale e stupefacente messa in scena che “sfonda” lo spazio creando una profondità tridimensionale.

Poi ci sono le “anamorfosi” di padre Emmanuel Maignan (1601-1676) e del suo discepolo padre Jean-François Niceron (1613-1646): magistrali inganni ottici in cui i soggetti rappresentati cambiano fisionomia a seconda del punto da cui li si osserva: così il “San Francesco da Paola” dipinto dal maestro sulla parete di un corridoio muta il proprio profilo in un paesaggio costiero in cui si distingue un’imbarcazione in rotta verso un porticciolo; e il “san Giovanni Evangelista che scrive l’’Apocalisse’”, opera dell’allievo, si trasforma nel panorama dell’isola di Pathmos, dove l’apostolo prediletto ebbe il dono della visione descritta nel suo libro.

Tra le due anamorfosi, sui corridoi est ed ovest al primo piano dell’edificio, prende posto un affascinante astrolabio gnomico-catottrico, opera dello stesso Maignan: su una volta ricurva, un groviglio di linee segnate da numeri e simboli indicano l’ora di tutte le zone del mondo e la posizione delle stelle e dei pianeti grazie alla luce che entra dalle finestre.