BASILICA DI SAN CLEMENTE

 


  


 Il complesso archeologico di S. Clemente è uno fra i più interessanti a Roma per la sovrapposizione di costruzioni e di 'stili architettonici' risalenti a periodi diversi che lo rendono un luogo che dimostra, meglio di ogni altro, come i diversi strati, anche culturali, si siano sovrapposti nel corso dei secoli l'uno all'altro, lasciando tracce che hanno contribuito a creare quella forte impronta di continuità che caratterizza la Città Eterna.
In particolare, la chiesa attuale fu realizzata nel XII secolo, utilizzando come fondazioni i resti dell'edificio sottostante e reimpiegandone la schola cantorum. Fu P. Mullooly nel 1865 a scoprirne l'esistenza verificando che anch'essa fosse (come la superiore) a tre navate separate da due file colonne ma sviluppata su una pianta di dimensioni maggiori. Nel I secolo nella vallata tra il Colle Oppio e il Celio scorrevano due vie che, correndo parallele, delimitavano l'attuale complesso archeologico di S. Clemente. La prima, che seguiva il tracciato dell'odierna via SS. Quattro, secondo il Lanciani potrebbe essere la via Papale, percorsa per recarsi in centro dal Laterano, la seconda era già la via Labicana.


La primitiva basilica di S. Clemente, oggi sotterranea, apparteneva alla III regione civile, delimitata dalla strada che dall'Anfiteatro Flavio a poco prima della chiesa, segnava il limite sud della III regione augustea, quella di Iside e Serapide, che divenne in seguito la III ecclesiastica.
Una probabile conferma che l'attuale via di S. Giovanni in Laterano, che fiancheggia la chiesa, venne impostata su un tracciato romano è data dal ritrovamento all'altezza della chiesa, a circa 5,20 m. di profondità, di poligoni di selce caratteristici di un lastricato stradale.


La basilica venne realizzata nella seconda metà del IV secolo sopra una domus romana del III secolo che sorgeva a sua volta sul perimetro di un edificio precedente racchiuso da forti muri di blocchi di tufo, con cornice di travertino.
Questa antica struttura è costituita da una serie di piccole stanze con volte a botte, in bellissima opera quadrata di tufo. Probabilmente l'edificio faceva parte della Zecca di Roma, che fu trasferita da Domiziano dall'arx capitolina, come documentano alcune iscrizioni di età adrianea rinvenute presso l'edificio. Separata da uno stretto passaggio largo appena 80 centimetri, nella seconda metà del II secolo d.C. alle spalle di questo edificio fu costruita una domus di due piani i cui ambienti conservano ancora parte della decorazione in stucco sulle volte e si affacciavano su un cortile esterno.

Nel III secolo una parte della casa fu trasformata in mitreo, un santuario dedicato al dio Mitra. Vennero chiuse molte aperture, costruito un altare e la nicchia per accogliere il simulacro della divinità. L'ambiente venne ornato da una volta stellata e decorato con pomici al fine di rendere l'ambiente simile ad una grotta, secondo quanto prescritto dal culto.
Nel periodo di maggiore splendore del culto, tra la fine del III e l'inizio del IV secolo, il santuario poteva accogliere un numero rilevante di fedeli, che prendevano posto per il pasto sacro sui banconi laterali dove anche sono evidenti le tracce sulle murature della distruzione volontaria e violenta legata alla trasformazione del santuario in luogo di culto paleocristiano. L'ulteriore trasformazione dell'edificio avvenne alla fine dello stesso secolo: venne realizzata una grande aula di tipo basilicale comunicante con l'esterno tramite una serie di cortili.

È probabilmente questo il Titulus Clementi, cioè un impianto di carattere cristiano le cui funzioni liturgiche possono essere paragonate a quelle delle attuali parrocchie, una grande sala di riunione che fu poi trasformata nel IV secolo nella basilica vera e propria, con l'inserimento dell'abside sul fondo e divisa da due file di colonne in tre navate. La basilica fu decorata da magnifici affreschi: al IX secolo appartengono le pitture con papa Leone IV (847-855) ritratto col nimbo quadrato riservato ai viventi. Pochi anni prima del suo abbandono, questa chiesa paleocristiana fu restaurata e affrescata con storie dei santi Alessio e Clemente.

Ulteriori scavi in corso nella basilica hanno recentemente portato all'identificazione di un battistero paleocristiano accessibile solo agli studiosi e di un affresco con Madonna col Bambino.
Una divertente nota di costume: nei sotterranei della Basilica si è scoperta una parolaccia, tipicamente romana e tuttora largamente in uso nel linguaggio popolare, contenuta anche in uno degli episodi della serie di racconti a fumetti del secolo XI in lingua volgare, primo esempio in assoluto nella storia fumettistica. In alcuni importanti affreschi, che si possono ammirare nella basilica inferiore, viene narrata la "Leggenda di S. Alessio e di Sisinnio" secondo la quale Sisinnio, prefetto di Roma, volendo eliminare certi suoi dubbi, seguì non visto la moglie Teodora, diventata cristiana.
Nel momento in cui lei entrò in una catacomba per assistere ad una Messa celebrata da papa Clemente (88-97), la raggiunse l'irato marito che all'istante venne colpito da cecità. Riottenne la vista solo per intercessione del santo pontefice ma, invece di dimostrargli gratitudine, Sisinnio ordinò ai suoi soldati di catturarlo.
Sotto lo sguardo attonito dei presenti e dello stesso Prefetto che ne fu il primo testimone, -Miracolo!- i soldati convinti di averlo preso e legato, avevano invece legato una pesante colonna che non riuscivano certamente a trascinare.(web) 





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